La III sezione Civile della Corte di Cassazione si è pronunciata su una drammatica vicenda, ovvero quella legata alla diagnosi di malattie oncologiche terminali producenti, quale conseguenza drammatica, quella della morte.
Il punto sul quale la Corte è chiamata a pronunciarsi è quello legato alle conseguenze in merito ad un’errata diagnosi che ha condotto alla morte del paziente. E se tale fattispecie si esaurisca nel solo danno arrecato o se, invece integri un’autonoma fattispecie legata all’impossibilità, per lo stesso, di poter scegliere come vivere le ultime fasi della propria vita.
In merito, il Supremo Consenso ha stabilito, che il ritardo colpevole di diagnosi di patologie ad esito infausto, vada oltre l’area dei danni risarcibili in merito al pregiudizio conseguente dal ritardo stesso, in quanto tale condotta produce quale effetto conseguente, quello di far perdere la concreta capacità di scelta, in merito di – attivazione di uno specifico piano terapeutico, ovvero – attivazione di cure palliative, così come l’insindacabile scelta di vivere le ultime fasi della propria vita nell’accettazione delle sofferenze che la malattia è in grado di generare, nello stesso.